L’Oratorio di San Michele Arcangelo si trova a pochi chilometri dal centro di Padova, a Pozzoveggiani nel quartiere Salboro, lungo il tracciato romano della via Annia, importante arteria di collegamento tra Adria e Aquileia. Il luogo, denominato Pubbliciano nei secoli X e XI, nel 1123 compare col nome di “puteus Vitaliani” – puteus significa pozzo (da cui Pozzoveggiani) e Vitaliani, forse secondo un’antica leggenda era il padre della protomartire Giustina, uno dei primi cristiani che avrebbe posseduto delle terre in questa zona.
Da questo praedium la santa sarebbe partita per recarsi a Padova, dove il 7 ottobre del 304 sarebbe morta martirizzata durante la persecuzione di Diocleziano e Massimiano.
Una prima chiesa venne edificata in età preromanica tra il XII e il XIII secolo, su una piccola cella memoriale del VI – VII secolo. Si presentava come una piccola basilica a tre navate con absidi semicilindriche e con l’interno decorato da diversi cicli pittorici.
L’attuale forma risale alla fine del XVI e gli inizi del XVII secolo. La navata settentrionale fu trasformata in una piccola canonica, quella centrale assunse la funzione di oratorio e la navata meridionale venne in parte abbattuta, lasciando visibili le arcate e le colonne, murate nella parete esterna. La chiesa è un chiaro esempio delle influenze della cultura carolingia sugli stili locali, fortemente segnati dalla presenza bizantina.
L’interno è decorato da due cicli di affreschi:
- Il primo gruppo è stato realizzato nella cella primitiva tra il X-XI secolo e raffigura gli apostoli posti tra gli archi di un colonnato;
- Il secondo gruppo è stato realizzato nel catino absidale tra il XII-XIII secolo; nella parte superiore troviamo un Cristo Pantocratore (colui che tutto crea e governa); racchiuso in una mandorla disseminata di stelle il “Cristo Giudice in Maestà” si presenta seduto su un trono abbellito da pietre preziose, con il volto barbuto, mano destra benedicente e la mano sinistra posata sul libro aperto. Ai lati, i simboli degli evangelisti Marco e Luca, seguiti da due offerenti con le mani coperte da un panno prezioso nel gesto rituale di porgere un dono a un personaggio importante.
Nella parte centrale troviamo una teoria di dodici figure di Apostoli in atto benedicente, orante e offerente, tra cui S. Prosdocimo, patrono e vescovo di Padova. (Partendo da Sinistra troviamo San Taddeo – San Prosdocimo – San Matteo – San Giacomo – San Giovanni – San Pietro – San Paolo – San Andrea; gli ultimi quattro non sono stati identificati) I santi apostoli sono illuminati da una monofora centrale recante nella parte bassa un affresco di un pellicano.
Nella parte inferiore troviamo una scena di un torneo di cavalieri armati di lunghe lance, scudo, corazza e spada e, una scena che rappresenta la caccia al pavone da parte di un leopardo e di una mostruosa creatura.
Le figure rappresentano una delle più alte testimonianze della pittura romanica nel Veneto.