13 Giugno – Festa Sant’Antonio

Sant'Antonio da Padova

Antonio di Padova è certamente uno dei santi più popolari tra il popolo cristiano. Fernando Martins, questo è il suo vero nome di battesimo, nasce a Lisbona nel 1195 (Portogallo) verso la fine del sec. XII (1195 c.), tuttavia l’Italia e la nostra città sono così legati al suo ministero che si deve considerare italiano e padovano di adozione.

Nell’infanzia ebbe per maestra e guida la mamma da cui apprese le prime verità della fede. A 15 anni si staccò dagli agi della sua nobile casa e dai genitori, per consacrarsi al culto del Signore tra gli Agostiniani di Coimbra. Nella solitudine del chiostro e con lo studio assiduo dei Libri Sacri accrebbe la sua fede in modo straordinario. A 25 anni già sacerdote, svestì l’abito agostiniano e si ricoprì delle umili e povere lane di San Francesco facendosi frate presso l’eremo di San Antonio ad Olivares, prendendo il nome di Antonio.

Colpito dalla vista dei corpi dei cinque protomartiri francescani martirizzati da una missione in Marocco, divenne desideroso di partire per l’Africa, con il desiderio di diffondere la fede cattolica fra quelle popolazioni, fino al martirio, se fosse stato necessario. Si imbarcò poche settimane dopo per la missione, ma dovette rientrare dopo pochi mesi a causa di una malattia, approdando dopo un naufragio in Sicilia (aprile 1221). Dalla Sicilia, insieme ad alcuni confratelli, partì per Assisi dove si teneva il Capitolo Generale. In questa circostanza conobbe frate Francesco, il futuro santo. Al termine del Capitolo, frate Antonio venne destinato all’eremo di Montepaolo presso Forlì, come membro della provincia francescana della Romagna; lassù soggiornò fino al settembre del 1222, celebrando la Messa con i confratelli che avevano deciso, come lui, di vivere un periodo di “deserto” nella silenziosa quiete della montagna per vivere solo con Dio in rigore di penitenza ed intensa preghiera. 

I confratelli si resero subito conto delle capacità di frate Antonio per la sua profonda cultura biblica e lo invitarono a predicare tra la gente; da quel momento in poi frate Antonio divenne predicatore itinerante quotidiano. Durante la sua missione di predicatore, frate Antonio era invocato come potente intercessore presso Dio, il quale gli concede di operare tanti prodigi e miracoli. La tradizione vuole che sia in grado di compiere tredici miracoli al giorno, su di lui si narra che resuscitò morti, fugò morbi, illuminò i ciechi, raddrizzò storpi, sedò tempeste, allontanò sventure, infranse catene e fece ritrovate cose smarrite o perdute.

Il 13 giugno 1231 S. Antonio si trovava a Camposampiero, ospite del conte Tiso, per un periodo di riposo dopo l’intensa predicazione Quaresimale tenuta a Padova. All’ora di pranzo fu colto da un grave malore, resosi conto che gli restava poco da vivere, chiese di essere portato a Padova dove desiderava morire. Le sue condizioni erano talmente gravi che per trasportarlo si dovette adagiarlo su un carro agricolo trainato da buoi. 

La sera, dopo un lungo viaggio, giunse all’Arcella ormai moribondo, accompagnato da Frate Luca Belludi. Fu adagiato su un povero giaciglio all’interno della celletta del convento dei Frati dove si sostenne per qualche ora prima di spegnersi all’età di 36 anni. Le sue ultime parole sono la sintesi sublime del suo percorso umano e spirituale: Video Dominum Meum “Vedo il mio Signore”.

Una leggenda dice che i fanciulli di Padova corsero per le vie della città gridando: “E’ morto il Santo! E’ morto S. Antonio: il Padre Santo! Corrette all’Arcella”, mentre a Lisbona – la città dove era nato S. Antonio – le campane di tutte le chiese suonarono da sole. I Frati e le Monache avrebbero voluto tenere segreto l’avvenimento straordinario della morte di S. Antonio, soprattutto per evitare confusione e l’inevitabile ressa di gente che sarebbe accorsa sul posto per vedere il Santo. Bisogna ricordare, infatti, che S. Antonio era popolarissimo ed amato dalla gente di Padova che già lo venerava come un santo. Ma tutte le precauzioni furono inutili! La notizia si sparse in un baleno e la gente corse in massa al Monastero della Cella. Tutti volevano vedere il Santo, ma lo spazio era poco e la ressa incontrollabile. I Borghigiani di Capodimonte, nel cui territorio era il convento, decisero di formare dei gruppi di guardia, sia per contenere la folla, sia per impedire che qualcuno cercasse di trasportare altrove il corpo di S. Antonio. Infatti molte altre contrade della città avrebbero voluto poter possedere la preziosa reliquia. Dopo cinque giorno di contese tra gli abitanti del Borgo di Capodiponte ed il Podestà Stefano Badoer, il corpo del santo – per ordine del Vescovo di Padova Jacopo Corrado – fu trasportato e definitivamente sepolto a S. Maria “Mater Domini”, primo nucleo di quella che poi divenne l’attuale Basilica del Santo.

La Canonizzazione

Fin dal giorno dei funerali la tomba di Antonio divenne meta di pellegrinaggi che durarono per giorni. Devoti di ogni condizione sociale, anche di notte, sfilavano a piedi nudi davanti alla sua tomba toccando il sarcofago e chiedendo miracoli, grazie e guarigioni. In quel periodo furono attribuiti alla sua intercessione molti miracoli e, «a furor di popolo», questi miracoli furono sottoposti al giudizio del Papa. Papa Gregorio IX, che conosceva Antonio, avendo assistito alle sue prediche, nominò una commissione di periti, presieduta dal vescovo di Padova, per raccogliere le testimonianze e le prove documentarie utili al processo di canonizzazione. La commissione fu sommersa a Padova «da una gran folla, accorsa per deporre con le prove della verità, di essere stata liberata da svariate sciagure grazie ai meriti gloriosi del beato Antonio».

Il 30 maggio, giorno della Pentecoste il papa Gregorio IX pose fine al suo processo e lo canonizzò. Nella Cattedrale di Spoleto, fu data lettura dei cinquantatre miracoli approvati e, dopo il canto del Te Deum, il Papa proclamò solennemente e ufficialmente santo frate Antonio, fissandone la festa liturgica nel giorno dell’anniversario della sua nascita in cielo, il 13 giugno, esattamente un anno dopo la sua morte. Le autorità padovane erano presenti all’evento ed ebbero esattamente 13 giorni (31 maggio – 12 giugno) per rientrare a Padova e organizzare le solenne festa liturgica nel giorno fissato dal papa. Questi 13 giorni in preparazione alla festa hanno poi dato origine alla tradizionale preghiera della “Tredicina di Sant’Antonio”, che può essere pregata per intero nei 13 giorni oppure una invocazione al giorno dal 31 maggio al 12 giugno. 

Nel 1946, Papa Pio XII, nominò Sant’Antonio “Dottore della Chiesa Cattolica e gli conferì il titolo di  Doctor Evangelicus, in quanto nei suoi scritti e nelle prediche che ci sono giunte era solito sostenere le affermazioni con citazioni  del Vangelo.

La grande festa

Sant’Antonio è patrono di Padova, del Veneto e del Portogallo e protettore dei naufraghi, dei messaggeri e delle ragazze da marito, è invocato contro la sterilità coniugale e specialmente per il ritrovamento degli oggetti smarriti.

Ogni anno la tradizionale festa solenne di Sant’Antonio richiama nella nostra città migliaia di pellegrini provenienti da tutto il mondo. In questo giorno di festa, la Basilica del Santo aprirà le porte ai fedeli dalle 5.30 e le chiuderà alle 22.30; nel corso della giornata ci saranno 11 sante messe  (6.00 – 7.00 – 8.00 – 9.00 – 10.00 – 11.00 – 12.15 – 15.30 – 17.00 – 19.00 – 21,00). In serata (alle 18.15) si svolge la tradizionale Processione delle Reliquie del Santo e della sua Statua lungo le strade cittadine addobbate a festa con i drappi antoniani. Il percorso parte da Piazza del Santo e prosegue per Via del Santo, via San Francesco, Canton del Gallo, Via Roma, Via Umberto I, Prato della Valle, Via Beato Luca Belludi, con ritorno in Piazza del Santo. Al termine della Processione, le autorità religiose rappresentate dal Ministro Provinciale dei frati, e civili rappresentate dal Sindaco di Padova, saluteranno la città. La Processione si chiude con la benedizione dei presenti con le Reliquie del Santo. 

Durante l’intera giornata sul sagrato della Basilica viene distribuito, in onore del Santo, il tradizionale “Pane Benedetto o Pane dei poveri”. Una devozione nata a Padova nel secolo XIII, a seguito di un miracolo attribuito a Sant’Antonio nei confronti di Tommasino, un bimbo di venti mesi morto soffocato in una pila d’acqua nei pressi della chiesa di Sant’Antonio e ridonato vivo alla mamma, che aveva pregato il Santo e promesso tante misure di grano quanto era il peso del bambino. Il Pane di Sant’Antonio ha perciò da sempre il sapore della gratitudine verso il Cielo e della carità verso i poveri. 

Invocazione a Sant'Antonio per ottenere una grazia

Ricordati, o caro sant’Antonio, che tu hai sempre aiutato e consolato chiunque è ricorso a te nelle sue necessità.

Animato da grande confidenza e dalla certezza di non pregare invano, anch’io ricorro a te, che sei così ricco di meriti davanti al Signore.

Non rifiutare la mia preghiera, ma fa che essa giunga, con la tua intercessione, al trono di Dio.
Vieni in mio soccorso nella presente angustia e necessità, e ottienimi la grazia che ardentemente imploro, se è per il bene dell’anima mia…

(chiedere la grazia che si desidera)

Benedici il mio lavoro e la mia famiglia: tieni lontane da essa le malattie e i pericoli dell’anima e dei corpo.

Fa che nell’ora del dolore e della prova io possa rimanere forte nella fede e nell’amore di Dio.
Amen.

Preghiera a Sant'Antonio

O Dio, Padre buono e misericordioso, che hai scelto S. Antonio come testimone del Vangelo e messaggero di pace in mezzo al tuo popolo, ascolta la preghiera che ti rivolgiamo per sua intercessione.

Santifica ogni famiglia, aiutala a crescere nella fede; conserva in essa l’unità, la pace, la serenità. Benedici i nostri figli, proteggi i giovani.

Soccorri quanti sono provati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine.

Sostienici nelle fatiche d’ogni giorno, dandoci il tuo amore.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

Brevetto o motto di Sant'Antonio

Secondo un’antica testimonianza di Giovanni Rigaude (XIII sec.) il Brevetto o Motto di Sant’Antonio avrebbe avuto origine dal seguente prodigio.

In Portogallo, nella città di Santaren, viveva una povera donna fortemente molestata dal demonio. Per via di queste molestie, la malcapitata compiva spesso stranezze inspiegabili che la rendevano bizzarra perfino a se stessa. Un giorno il marito, in un momento d’ira, le gridò che era indemoniata. E la povera donna, già in difficoltà e con addosso il peso di una difficile vita, decise di suicidarsi gettandosi nel fiume Tago. Determinata a mettere in atto il suo triste proposito, la donna uscì di casa, ma mentre si incamminava verso il fiume si imbatté in una chiesa francescana nella quale si stavano celebrando i solenni festeggiamenti in onore di Sant’Antonio da Padova: era infatti il 13 giugno, giorno della festa del Santo.

La donna, allora, decise di entrare in chiesa per elevare un’ultima preghiera. Mentre pregava, però, affranta per la lotta che combatteva dentro di sé e stremata dalle fatiche, s’addormentò e in sogno le apparve il Santo che le disse: “Alzati o donna e custodisci questa preghiera che ti dono con la quale sarai libera dalle molestie del demonio”. Svegliatasi bruscamente, la donna si guardò attorno e scorse proprio lì vicino un piccolo foglietto di pergamena sul quale erano scritte le seguenti parole accanto a un segno di Croce:

Ecce Crucem Dómini!
Fùgite partes advérsae!
Vicit Leo de tribu Juda,
Radix David! Allelùia!

Ecco la Croce del Signore!
Fuggite forze nemiche!
Ha vinto il Leone di Giuda,
La radice di Davide! Alleluia!

A quella vista la donna si strinse al cuore il biglietto prodigioso e completamente liberata da ogni disturbo malefico fece ritorno a casa piena di speranza. Il marito, venuto a conoscenza del segreto, ne parlò in ogni dove: la notizia del fatto prodigioso si diffuse tanto che ben presto arrivò perfino alle orecchie del Re. Questi, incuriosito dall’accaduto, chiese di poter vedere la pergamena miracolosa e non appena l’ebbe tra le mani se ne impossessò rifiutandosi di restituirla alla legittima proprietaria.
La povera donna, afflitta nuovamente, implorò il Re di restituirgliela, ma il Re non ne volle sapere. La donna, allora, si rivolse ai Francescani i quali riuscirono a ottenere dal Re di poter eseguirne di quella pergamena una copia conforme. E quale gioia quando si scoprì che la copia conforme possedeva le stesse virtù di quella originale!

Con l’appoggio dell’ordine francescano, la preghiera – comunemente nota come Motto (o Breve) di Sant’Antonio – iniziò a diffondersi rapidamente, diffusione alla quale contribuì anche papa Sisto V (1585-1590), francescano, che volle farla incidere alla base dell’obelisco da lui stesso fatto erigere a Roma, al centro di Piazza san Pietro, dove ancora oggi è visibile.

 

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