Giovanni Battista Belzoni nacque a Padova in contrada Ognissanti, il 5 novembre 1778. Appartenendo ad una famiglia piuttosto numerosa e modesta, Giovanni Battista dovette adattarsi a fare il garzone nel negozio del padre, barbiere. Quindicenne si stabilì a Roma dove ebbe modo di approfondire le sue conoscenze archeologiche e d’imparare l’arte del disegno. Dopo un breve soggiorno nella città natale fu a Parigi, in Olanda e quindi in Inghilterra dove prese moglie. Con questa si diede all’attività teatrale svolgendo nelle piazze e nei teatri popolari spettacoli che gli diedero in breve tempo una certa notorietà. Si recò quindi a Lisbona, in Spagna, a Malta e fu da qui che, appreso che il pascià d’Egitto cercava ingegneri occidentali per risolvere il problema dell’irrigazione, con la moglie raggiunse nel 1815 Alessandria d’Egitto. Incaricato dal console d’Inghilterra in Egitto, Henry Salt, di trasportare da Tebe al Cairo un colossale busto del re Ramesses II, del peso di sette tonnellate, che già i francesi avevano tentato invano di smuovere, riuscì con lo stupore di tutti a portare a termine l’impresa. Da quel momento egli si dedicò alla ricerca archeologica. Risalì il Nilo, si spinse in Nubia dove cominciò i lavori per aprire il grande tempio di Ramesses II. Viaggiò lungo le coste egiziane del Mar Rosso alla ricerca dell’antica città di Berenice, recuperò nell’isola di File quella stele che, con quella più famosa di Rosetta, fu molto importante per la comprensione dei geroglifici. L’ultima sua impresa che, più delle altre, gli diede fama di grande archeologo in tutta Europa e soprattutto in Inghilterra fu l’apertura della piramide di Chefren. Lasciato l’Egitto nel settembre 1819, ritornò nella sua Padova che lo accolse con gli onori dovuti. Venne coniata in suo onore una medaglia d’oro ed in suo ricordo l’architetto Jappelli, allestì nel suo famosissimo Caffè Pedrocchi, la cosiddetta “Sala Egizia”. Lasciata nuovamente la città natale, ove non ritornerà più, nel 1820 Belzoni raggiunse Londra per allestire una grande mostra di tutti gli oggetti egizi da lui portati in Europa e per pubblicare il resoconto dei suoi viaggi.
Sempre affascinato dal desiderio di avventure e di nuove scoperte volle quindi raggiungere nuovamente l’Africa. Appena sbarcato a Cape Coast, possedimento inglese nel Golfo di Guinea, fu però colto dalla malaria che in breve lo portò alla morte. Morì a Gwato il 3 Dicembre 1823, a soli quarantacinque anni.
Questo è l’unico ritratto noto del Belzoni eseguito dal vivo, fu realizzato da Giuseppe Gallo Lorenzi (1819) artista della famiglia padovana dei De Lazzara, con carboncino e biacca su carta.