Torre dell’Orologio

La Torre dell’Orologio rappresenta uno dei simboli più antichi dell’epoca Carrarese in Padova. Si erge tra il Palazzo del Capitanio (sinistra) e il Palazzo dei Camerlenghi (destra), ex Reggia dei Carraresi. La costruzione risale alla prima metà del Trecento, quando fungeva da ingresso fortificato di levante della Reggia Carrarese ma il suo aspetto attuale si deve ai lavori promossi a partire dal 1426 dal Capitanio Bartolomeo Morosini  conclusi con l’inaugurazione dell’orologio nella festa di Sant’Antonio del 1437.

Alta 30 metri dal livello stradale, è sormontata da un tamburo ottagonale che sorregge una cupola rivestita in lastre di piombo. Dispone di 5 piani interni, di cui i primi 3 destinati a contenere le parti del meccanismo dell’orologio, gli altri 2 erano la residenza del maestro orologiaio, custode e manutentore. Il grande Orologio che vediamo oggi, uno dei primi realizzati in Italia, è la riproduzione di quello inventato nel ‘300 dal medico e astronomo Iacopo Dondi, distrutto nel 1390 da incendi e vicende belliche da parte dei veneziani. Disegnato dal maestro orologiaio Matteo Novello, fu ricostruito fedelmente nel 1437 dai vicentini Giovanni e Giampietro delle Caldiere, mentre le decorazioni sul quadrante sono opera di Giorgio da Treviso.

Ha la popolarità di segnare non solo le ore e i minuti, ma anche il mese, il giorno e le fasi della luna e persino il luogo Astrologico. Al tempo la costruzione e il funzionamento di un orologio erano basati sul calcolo dei pesi che venivano applicati ad un sistema e i suoi ingranaggi meriterebbero di essere visti ed ammirati per prendere coscienza dell’importanza della storia della tecnologia.

L’orologio rappresenta la teoria astronomica tolemaica di un sistema geocentrico che poneva la Terra al centro dell’universo. Il movimenta a gabbia è dotato di due “treni”: il treno del tempo e quello del suono della campana. Il quadrante ha una forma circolare: sulla fascia esterna è incisa la numerazione delle ore con caratteri romani, la fascia interna, in lastre di piombo, riporta le stelle di rame. La terza fascia, invece contiene i simboli zodiacali a rilievo.

Tra i segni dello Zodiaco posti sul monumentale quadrante, manca il segno della Bilancia. Tale mancanza deriva dal fatto che i segni rappresentati si rifanno al sistema zodiacale pre-romano nel quale le costellazioni dello Scorpione e della Bilancia erano unite in una sola (che occupava quindi un maggior spazio nella fascia zodiacale). Anche se alcune leggende raccontano che si tratta di un errore degli astrologi e astronomi che progettarono l’orologio, o di una ritorsione dell’autore verso il committente per una mancata ricompensa. Tuttavia il simbolo della Bilancia è stato posizionato nel basamento di marmo che regge il pennone vicino alla torre. Non è visibile a colpo d’occhio perché dello stesso colore del basamento.

I segni zodiacali sono tutti rifiniti con foglia d’oro, sul quadrante nella parte centrale troviamo la Terra e subito lì accanto la Luna, più piccola e di aspetto diverso ogni giorno, visto che si muove compiendo un giro completo ogni 29,5 giorni. All’interno troviamo il Sole, le Stelle e delle linee che percorrono il cerchio da una parte all’altra, con simboli geometrici come quadrati e triangoli. Sono le congiunzioni planetarie, le opposizioni, i trini e quanto altro l’astrologia di allora prevedeva come fondamentale per poter stendere l’oroscopo. 

Tutto intorno un settore circolare con i mesi scritti in latino e adiacente un ulteriore settore diviso in 12 riquadri, quante sono le costellazioni: le antichissime ‘forme’ ispirate agli animali in cui gli antichi avevano raggruppato i principali ammassi di stelle visibili. Vediamo così un Toro in corrispondenza del mese di maggio, un Leone in agosto, la Vergine a settembre ecc… fino all’ultimo quello dello scorpione che occupa due riquadri. Infine, nel penultimo settore verso l’esterno ci sono le stelle fisse, che secondo le antiche teorie non mutavano mai aspetto e posizione nel cielo e ci appaiono quindi come un manto stellato che avvolge l’intero quadrante.

Questo splendido orologio, ancora oggi è perfettamente funzionante.

Nel 1531 venne aggiunto il grande Arco Trionfale alla base della torre dell’orologio, su progetto di Giovanni Maria Falconetto, serviva per collegare Piazza dei Signori alla Corte Capitanio. Realizzato in pietra d’Istria, presenta quattro colonne doriche binate collocate su di un alto basamento, mentre ai lati del fornice si notano due Vittorie Alate. Nella parte alta troviamo il Leone di San Marco che richiama la memoria alla Serenissima, e nelle nicchie due figure virili recanti gli stemmi del podestà Giovanni Badoer e del Capitanio Giovanni Moro. Sul fianco dell’arco alcuni iscrizioni ricordano Vitale Lando e lo stesso Giovanni Maria Falconetto (IO.annes MA.ria FALCONETVS VERONENSIS ARCHITETVS F.ecit).

Senatus Venetus Andrea Gritti Principe

L’Elogio dedicato ad Andrea Gritti doge di Venezia inciso sull’Arco di Trionfo.

Era il 17 luglio quando ci fu la riconquista di Padova sotto la guida sua e sotto l’ombra del Leone. In quell’impresa si contraddistinse  il valore anche del padovano Saccardo Soncino, che aveva guidato l’avvicendamento dei carriaggi nella città. Quando la porta stava per essere chiusa, ad arte danneggiò la ruota di un carro, impedendo la chiusura del battente; l’attimo fu sufficiente ai Veneziani, che si erano avvicinati di nascosto, per irrompere contro le mura. Dei nemici furono uccisi, altri presi prigionieri e il Gritti venne accolto con festa e questo fu per lui motivo di grande soddisfazione, apprendere che della città era stato nominato nuovamente Podestà.

Ci piace ricordare Andrea Gritti  come un uomo di Stato, ambasciatore, comandante dell’esercito, mercante e amante delle arti e della cultura. La presa di Padova del 1509 è l’evento di maggior successo, quello per cui oggi il Gritti viene particolarmente ricordato, ed inoltre questa tappa è sia il punto di partenza della rinascita dello Stato lagunare, che l’inizio dell’ascesa di Andrea fino al soglio ducale, cosa che lo consacrerà come uno dei dogi più spendenti della storia della Serenissima.

Il Gritti  a Padova è stato il protagonista indiscusso, sia durante i tentativi di conquista, che nell’organizzazione difensiva in occasione dell’assedio nemico. Egli lavorò per migliorare l’economia e l’intera area amministrativa, oltre che pianificare gli interventi tattici militari per la difesa della città.

Il servizio di apertura alla torre dell’orologio è garantito dai volontari di Salvalarte di Legambiente.

Per le visite guidate tutti i venerdì e sabato, massimo 10 persone, partenza dal civico 19 di Piazza Capitaniato alle ore 10:00, 10:30, 11:00 e 11:30

Prenotazione gruppi: salvalarte@legambientepadova.it.

 

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