La tradizionale rappresentazione del Transito di Sant’Antonio fu proposto per la prima volta nel 1931 in occasione del settimo centenario della morte del taumaturgo, si svolge ogni anno il 12 giugno per ricordare l’arrivo del Santo all’Arcella sul carro trainato da buoi rappresentando la sua morte avvenuta il 13 giugno del 1231. Al corteo vi partecipano oltre 150 figuranti in costume medievali, bande musicali e gonfaloni che sfilano dal Piazzale Azzurri d’Italia fino al Santuario dell’Arcella, dove all’arrivo del carro, verso le 21.30, comincerà il concerto delle campane che si estenderà ai campanili di tutta la città di Padova. E’ l’annuncio ufficiale dell’inizio della Solennità di Sant’Antonio del 13 giugno, cosi come stabilirono gli Statuti del Comune nel 1276.
Lungo l’antica via Aurelia Copta (attuale via Tiziano Aspetti) la sacra rappresentazione viene raffigurata in sei scene:
1^ scena in piazzale Azzurri d’Italia (partenza ore 20.30)
Si svolge idealmente a Camposampiero dove frate Antonio, colto da malore e sentendo prossima la morte, esprime il desiderio di tornare a Padova, alla chiesa di Santa Maria Mater Domini (corrispondente all’attuale Cappella della Madonna Mora in Basilica di Sant’Antonio). I confratelli trovano un carro trainato da buoi per farlo distendere durante il viaggio.
2^ scena, lungo via Aspetti all’incrocio con via Tiziano Vecellio
E’ l’incontro con i borghigiani di Capodimonte. Il popolo vede arrivare il carro con Antonio accompagnato dai frati.
3^ scena, lungo via Aspetti all’altezza dello slargo ex Dazio
L’incontro della comitiva del Santo disteso sul carro con un gruppo di bambini (i candidi gigli) che stavano giocando ai bordi della strada.
4^ scena, via Aspetti all’incrocio con viale Arcella
Narra l’incontro con frate Vinotto che, constatate le condizioni del Santo, convince i viandanti a svoltare verso il vicino Monastero della Cella.
5^ scena in viale Arcella, angolo via Stefano dell’Arzere
Racconta l’incontro al monastero delle Povere Dame, il monastero francescano della Cella composto dal nucleo delle Clarisse e quello del convento dei Frati Minori che officiavano la chiesetta di S. Maria de’ Cella.
L’ultima scena, la 6^, con le ultime ore di vita e l’agonia prima delle fatidiche parole “Video Dominum meum – vedo il mio Signore” con le quali il Santo concluse la sua vita terrena, avviene invece all’interno del Santuario, di fronte alla “Cella del Transito”, il venerato sacello che da secoli ci tramanda il luogo della morte del Santo.
Il festoso concerto delle otto campane del Santuario dell’Arcella, che segue la rappresentazione, rievoca la leggenda che narra che nel momento in cui il religioso francescano spirava a Padova, le campane di Lisbona, la sua città natale, suonarono spontaneamente per annunciare la “nascita al cielo” di Ferdinando, divenuto per sempre Sant’Antonio di Padova.
Il concerto inizia con il suono della campana più piccola, quella degli “Angeli custodi o fanciulli” perché furono proprio i bambini a correre per le vie della città gridando a tutti la morte di Antonio.