Santuario San Leopoldo Mandic

I frati cappuccini giunsero a Padova nel 1537, insediandosi inizialmente a Roncone, frazione di Albignasego. Dopo vari tentativi di trovare una sede in città, riuscirono ad installarsi nel 1554 nel rione di Santa Croce, nel luogo in cui le monache di Sant’Agata e Santa Cecilia avevano una grande casa con edifici annessi e un grande orto. Questo fu sempre un luogo importante per i Cappuccini veneti: tra i molti illustri frati che vi dimorarono, vanno ricordati san Lorenzo da Brindisi e i beati Marco d’Aviano e Tommaso da Olera.

Oggi la chiesa della Trasfigurazione è conosciuta più come Santuario di San Leopoldo Mandic.

La chiesa fu quasi completamente distrutta durante il Secondo conflitto mondiale (maggio 1944) a causa dei bombardamenti, ma venne presto ricostruita nella sua forma attuale, assieme al convento, dall’architetto Giovanni Morassutti nel 1946. Fu consacrata il 14 maggio 1950.

L’interno è devoto e assorto, grazie alla semplicità e povertà dello stile cappuccino, evidenziato dal soffitto a travature scoperte e dal nitore delle linee architettoniche e delle pareti.

Tra le altre opere artistiche del ‘600 e ‘700 che decorano la chiesa, si possono ammirare, nella prima cappella laterale destra, Martirio di santa Caterina d’Alessandria (scuola di Alessandro Varotari detto il Padovanino, XVII sec.) e, sulla parete di fondo sopra il portale bronzeo con santi e beati cappuccini veneti, tre tele: da sinistra, Trasfigurazione di Gesù (Dario Varotari, fine XVI sec.), Gloria di san Leopoldo con la B.V. Maria e Angeli (C.B. Tiozzo, XX sec.), Incoronazione della Vergine con la SS. Trinità e quattro santi (XVI sec.).

Dietro l’altare troviamo un grande crocifisso ligneo realizzato da Luigi Strazzabosco nel 1951, invece sullo sfondo del coro prende posto un maestoso organo: costruito nel 1989 dall’artigiano Gastone Leorin, restaurato ed ampliato nel 2019 su progetto del maestro organista Alberto Sabatini, è dotato di un magniloquente prospetto scenografico e di particolarissimi timbri sonori. 

Leopoldo Mandic fu per molti anni l’instancabile confessore dei padovani e il suo Santuario rimane luogo di devozione e di numerosi pellegrinaggi.

San Leopoldo Mandic

Padre Leopoldo Mandic nacque a Castelnuovo di Cattaro (Montenegro)  il 12 Maggio 1866 con il nome di Bogdan. A sedici anni entra nel seminario dei cappuccini  di Udine, il 2 Maggio 1884 indossa il saio nel noviziato di Bassano del Grappa, assumendo il nome di frà Leopoldo e il 20 settembre del 1890 a Venezia fu consacrato sacerdote. Terminati gli studi (1894) ottenne il permesso di confessare. Giunse a Padova nel 1909 dove passò trentatré anni in una cella di due metri quadrati per tre dispensando, fino a dodici ore al giorno, la misericordia di Dio alle anime dei penitenti.

Durante la guerra del 1915-1918, essendo cittadino dell’impero asburgico, allora in guerra contro l’Italia, dovette trasferirsi esule volontario nei conventi di Tora (CE), Nola (NA) e Arienzo (CE). Nel 1923, dopo che l’Istria e il Quarnaro furono ammessi all’Italia, padre Leopoldo fu destinato come confessore a Zara. La sua partenza aveva inquietato una folla di penitenti che chiesero al vescovo di Padova, Mons. Elia Dalla Costa, di far richiamare il piccolo frate. Nell’aprile del 1942 fu ricoverato in ospedale, gli riscontrarono un tumore all’esofago.

Amato e venerato da fedeli di ogni età e di ogni classe sociale mori il 30 luglio del 1942. Spirò alle sette del mattino sul suo letto mentre pronunciava le ultime parole della Salve Regina “estremo saluto alla Vergine Maria”. Le pratiche per il riconoscimento della sua santità iniziarono nel 1946. Il 2 Maggio 1976, a trentaquattro anni soltanto dalla morte, Paolo VI lo proclamò beato e il 16 Ottobre 1983 Giovanni Paolo II lo proclamò Santo.

La Tomba del Santo

Inizialmente S. Leopoldo fu sepolto al cimitero di Padova, solo successivamente all’inizio del processo di beatificazione si decise di spostarlo accanto alla celletta confessionale. Dal 1963, la sua salma incorrotta, riposa in un’urna ricavata in una parete  della cappella. Sulla parete accanto, all’interno di una nicchia, è custodita la reliquia della mano destra, mano che tante volte egli sollevò sui penitenti per impartire il perdono dei peccati.

La tomba, di marmo rosso, è meta di un continuo pellegrinaggio di persone, attratte dalla forza spirituale di un amico che continua a donare protezione e conforto. Testimonianza che una vita vissuta all’insegna dell’amore verso il prossimo, illuminato dall’amore di Dio, lascia un solco nella storia. La costruzione del chiostro della tomba venne compiuto nel 1991 per consentire ai pellegrini di toccare la tomba all’esterno della cappella. Sopra la tomba, arde giorno e notte la “Lampada della Riconciliazione”. Il rito dell’offerta dell’olio che la alimenta viene rinnovato ogni anno il 12 maggio, festa liturgica del Santo.

Dalla tomba di san Leopoldo si accede alla Penitenzieria, illuminata da una vetrata policroma alla base della quale – quasi un invito a celebrare il sacramento della Riconciliazione per ritornare rinnovati e trasformati – si legge un detto di san Leopoldo: «La misericordia di Dio è superiore a ogni aspettativa». Prima di ogni altra grazia, ricordano i santi, bisogna chiedere la Grazia: esperienza dell’amore gratuito di Dio e di sentirsi figli nel Figlio Gesù, nel dono dello Spirito Santo che grida «Abbà, papà! » nel cuore del credente.

La celletta confessionale

Questo era il luogo dove padre Leopoldo confessava. Il Santo rimase per più di trent’anni in questa celletta dalle dieci alle dodici ore giornaliere, senza godere giorni di riposo o di svago. «Venga, signore, venga!», diceva, se avvertiva qualche timore nelle persone. La gentilezza perdurava sino al termine del colloquio. Spesso, alla fine, congedava il penitente con la confortante espressione: «Torni, signore, torni; saremo buoni amici». Il 4 maggio 1944, un furioso bombardamento aereo devastò la chiesa e il convento dei frati cappuccini: solamente il confessionale di padre Leopoldo rimase indenne tra le rovine, a ricordo dell’immensa bontà del Signore, in questo luogo, aveva testimoniato nel perdono di tanti peccati, riannodando sentimenti di amicizia e grazia con le diverse anime, che si erano allontanate da lui. 

In questa piccola stanza ha operato grandemente la bontà del Signore, compiendo autentici miracoli spirituali di fede e di conversione. In questo luogo spoglio, piccolo e freddo, il Signore, tramite il suo servo Leopoldo, ha riscaldato tanti cuori. In raccoglimento, ci siamo anche noi: preghiamo perché anche il nostro cuore, spesso spoglio e freddo come questo luogo, possa essere riscaldato dall’amore del Signore. Il nostro buio possa essere illuminato dalla sua luce. Le nostre lacrime possano essere asciugate dal suo perdono. Solo se ci abbandoniamo al suo perdono, riusciremo, secondo il richiamo di questa celletta, a restare saldi e forti colpiti dai bombardamenti che la vita ci riserba, per giungere là dove non ci sarà più notte né pianto.

La Cappella e la Reliquia della mano

Nel pomeriggio del 12 settembre 1982, il papa San Giovanni Paolo II sostò in preghiera all’interno di questa cappella, davanti alla tomba di San Leopoldo. Poi, si accostò alla nicchia dov’è conservata, in un reliquiario, la mano destra del santo, quella mano che si è alzata sui penitenti di ogni classe sociale e di ogni età per impartire il perdono dei peccati. E’ una mano scarna, con i segni dell’artrite e della penitenza, che però sanò tanti fratelli dal male benedicendo il loro cammino verso l’amore a Cristo rimanendo fedeli. Ricordando l’immenso bene operato da Padre Leopoldo, “testimoniato” dalla sua misericordia, il Papa si avvicinò alla nicchia e depose sul cristallo un bacio, esprimendo la venerazione per San Leopoldo. Tale gesto suggellò il “grazie” della Chiesa verso un grande e straordinario ministro della Riconciliazione.

L’artistica pala dell’altare della cappella, realizzata da Lino Dinetto nel 1998, interpreta la missione di San Leopoldo: Indurre le anime alla Santissima Trinità, per la mediazione di Gesù Redentore. 

«La grandezza di padre Leopoldo è altrove: nell’immolarsi, nel donarsi, giorno dopo giorno, per tutto il tempo della sua vita sacerdotale, cioè per 52 anni, nel silenzio, nella riservatezza, nell’umiltà di una celletta-confessionale: “Il buon pastore offre la vita per le pecore”. Padre Leopoldo era sempre lì, pronto e sorridente, prudente e modesto, confidente discreto e padre fedele delle anime, maestro rispettoso e consigliere spirituale comprensivo e paziente. Se si volesse definirlo con una parola sola, come durante la sua vita facevano i suoi penitenti e confratelli, allora egli è “il confessore”… Eppure proprio in questo sta la sua grandezza, in questo suo scomparire per far posto al vero Pastore delle anime».

(Papa Giovanni Paolo II, Omelia per la canonizzazione di padre Leopoldo)

Il Calesse del Miracolo

Era la sera del 13 luglio 1934 quando Padre Leopoldo tornava dal pellegrinaggio a Lourdes assieme a don Luigi Callegaro. Alla stazione di Padova, salì sulla carrozzella di Augusto Formentin per ritornare in convento. Arrivati in via Dante, via molto stretta, si incontrarono con un convoglio tramviario. Lo spazio tra le rotaie del tram e i pilastri dei portici della strada era talmente stretto da non permettere alla carrozza il passaggio senza esserne schiacciata. San Leopoldo chiuse gli occhi e pregò la Vergine Maria, come aveva già fatto tante volte durante il pellegrinaggio. I passanti cominciarono a gridare intimando al conduttore di fermarsi, ma il cavallo, imbizzarrito, proseguì la corsa e… la carrozza miracolosamente passò illesa. Quando la gente si accorse che nella carrozza vi era anche padre Leopoldo, esclamò:

«Non è successo nulla perché c’è padre Leopoldo!». Ma egli, tutto confuso rispose: «Torniamo da Lourdes. Siamo qui due sacerdoti. È stata la Madonna a salvarci!».

Il giorno dopo tornò sul posto, si misurarono le distanze e si constatò che solo un miracolo lo aveva salvato.

Preghiera del Malato

O caro san Leopoldo, tu hai sempre aiutato e consolato quanti ricorrevano a te nelle loro necessità spirituali e materiali. Animato da grande confidenza, anch’io ricorro a te, così ricco di benevolenza e generosità. Nella tua vita hai provato il turbamento e la fatica di vivere con il tumore: stammi vicino. Tu conosci la mia angustia e trepidazione: vieni in mio aiuto. Sorreggi la mia fede, rafforza la mia speranza, ottienimi la grazia di affrontare la sofferenza e le cure del mio male, superando positivamente questa prova. Intercedi presso il Padre affinché il mio cuore trovi la pace e la serenità vera. Fa’ che io possa, con animo riconoscente, ringraziare quel Dio misericordioso che tu stesso proclamavi “medico e medicina”.

Preghiera per gli Operatori Sanitari

Caro san Leopoldo, nel tuo servizio di sacerdote, confessore e consigliere spirituale, hai coltivato sincera stima e autentica amicizia con gli operatori sanitari: medici, chirurghi, specialisti clinici, docenti universitari, infermieri. Come buoni samaritani, assistevano e confortavano i malati nelle corsie ospedaliere.

Noi ti preghiamo perché quanti sono a servizio della salute e della vita umana sappiano coniugare sempre competenza professionale con premurosa disponibilità. Fa’ che il paziente sia sempre una persona da rispettare nelle sue sensibilità, nelle sue paure e attese.

Ti chiediamo di illuminare lo studioso nella ricerca di nuove cure, di guidare la mano del chirurgo, di assistere il medico nella lettura dei referti, nella giusta diagnosi e adeguata terapia.

O san Leopoldo, la presenza degli operatori sanitari e dei volontari ospedalieri sia simile alla tua: discreta, sempre serena e sorridente, come quando accoglievi chi era afflitto da sofferenze fisiche o angosciato nello spirito. Sappiano infondere le medicine spirituali del coraggio e della speranza.

Preghiera dei Familiari

O Signore, nostro creatore e salvatore, nella tua vita terrena e in san Leopoldo ti sei fatto vicino ai malati e agli sfiduciati. Guarda con bontà gli uomini, le donne e i bambini di ogni lingua, popolo e nazione che soffrono a causa del tumore. Ascolta la nostra preghiera e la supplica dei loro cari: san Leopoldo e la Beata Vergine Maria li visitino spiritualmente e seggano accanto a loro nelle lunghe ore di ospedale e nelle notti insonni.

O san Leopoldo, rivolgiamo anche a te la nostra supplica con il cuore colmo di tristezza e trepidazione per il/la nostro/a caro/a (…). Tu che hai consolato i molti che si accostavano al tuo confessionale e li affidavi alla Vergine Maria, “Parona Benedeta”, fa’ che nella grande preoccupazione per questa malattia fiorisca la gratitudine per la vita e la speranza che la salute ritorni.

ORARIO D’APERTURA

Chiesa    6.30 – 12  / 15 – 19  (chiusura dalle 12 alle 15)

TOMBA E LUOGHI DEL SANTO

Ogni giorno    7 – 12  /  15 – 19  (chiusura dalle 12 alle 15)

ORARIO DELLE SANTE MESSE  (valido dal 27.9.2020)

Feriale    7 – 8.30 – 10 – 18
Festivo    7 – 8.30 – 10 – 11.30  – 16 – 18
Sabato pom. 16 – 18

CONFESSIONI

Feriale    7-12  /   15-19
Festivo    7-12  /   15-19
Lunedì pomeriggio non si confessa

PREGHIERA LITURGICA

Al mattino
Giorni feriali ore 6.30: celebrazione delle Lodi, meditazione e santa Messa.

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